Un album pubblicato a cento anni esatti dall’inizio della Grande Guerra: il conflitto che ha così profondamente segnato il futuro dell’Europa, e di Trieste, la città che dal suo centro geografico è stata decentrata. Le immagini di Pierri unite agli epigrammi di Arthur Schnitzler, pongono l’inquietante domanda.

L’inquietudine sta, è evidente, nell’essere questa domanda/affermazione. Un’affermazione che prometteva un futuro di pace per l’Europa, che ha potuto vivere solo dopo il successivo conflitto – e neanche completamente. L’inquietudine che le opere di Pierri fanno emergere dalla melmosi oscura dell’anima, diventa discorso, discorso lucido, razionale, politicamente indirizzato, attraverso le parole di Schnitzler, non a caso uno dei più grandi e sottili interpreti letterati del pensiero psicoanalitico e freudiano. Un testo che senza commenti ci costringe ad interrogarci sul nostro futuro, sulle prospettive che vogliamo dare al nostro paese, all’Europa, a un secolo e spiccioli dal momento che sembrava essere del suo massimo splendore, da una città che ne era uno dei maggiori centri culturali, artistici, intellettuali: Trieste.